“Due Ruote a Sud”: la Sicilia protagonista del nuovo show di Bike Channel Conduce Poolo Bologna
Il Sud Italia e in particolare la Sicilia, saranno protagonisti in TV per tutto il 2025 con “Due Ruote a Sud”, un viaggio itinerante tra territori, eventi, cicloturismo, personaggi e tutto quanto ruota attorno alla bicicletta nel meridione d’Italia.
Il Sud Italia e in particolare la Sicilia, saranno protagonisti in TV per tutto il 2025 con “Due Ruote a Sud”, un viaggio itinerante tra territori, eventi, cicloturismo, personaggi e tutto quanto ruota attorno alla bicicletta nel meridione d’Italia.
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SportTrascrizione
00:00:00Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
00:00:30Buonasera e benvenuti a questa quinta puntata di Due Ruote a Sud, siamo sempre qui su Bike Channel a canale 222 di Sky, potete vederci anche al canale 259 del Digitale Terrestre e il tasto rosso canale 60 di Sport Italia.
00:00:55Una puntata ricchissima, stasera l'argomento è Under 23 Juniors, il titolo che ho dato alla puntata è Juniors Under 23 o Devo Team, qual è il problema?
00:01:05Ne parleremo stasera con degli esperti del settore, con il nostro ospite che abbiamo in studio Paolo Alberati, stasera qui in veste di direttore sportivo, tu abbiamo visto in veste di tecnico, preparatore, nutrizionista, stasera parleremo tantissimo di giovani, parleremo di Under 23, di Juniors
00:01:25Avremo anche un collegamento, ringrazio il General Manager dell'Unione Ciclisti Trevigiani, che è stata fino a qualche settimana fa in ritiro sull'Etna, gli daremo la linea tra poco e poi durante la puntata avremo l'intervento di Franco Pelizzotti, direttore sportivo dell'Abarenne, anche di Paolo Tiralongo, direttore sportivo del Team Bike Sicilia
00:01:50che è presentato la squadra qualche settimana fa, i primi di febbraio a Melilli e quindi siamo andati a trovarlo.
00:01:58Paolo, intanto grazie per essere qui, questa categoria, questa Under 23 della quale si parla tanto, si parla tanto di Juniors, insomma c'è un po' di confusione anche se ti dico la verità, la mia impressione è che un vero problema non esiste, nel senso mi sembra la normale evoluzione
00:02:19e magari ecco un po' veloce di un sistema sportivo che vede come nelle altre discipline l'età del professionismo che si è abbassata notevolmente, o mi sbaglio?
00:02:31Ma secondo me hai inquadrato perfettamente il problema, che non è un problema, è un dato di fatto, il problema diventa quando se ne accorge tardi o non se ne accorge affatto e ci si trova ad inseguire e in questa situazione il movimento ciclistico giovanile italiano ci si è ritrovato alla grande.
00:02:51L'UCI diversi anni fa aveva fatto capire che avrebbe distinto i dilettanti nella categoria Continental e lasciando invece il mondo giovanile e la categoria Juniors.
00:03:04Noi in Italia avevamo una situazione a parte perché avevamo una ricchezza, un bagaglio di ciclisti molto maggiore in questa età rispetto ad esempio alla Danimarca, rispetto ad esempio alla Germania, per cui a noi è venuto più difficile fare questo cambio veloce perché volevamo in qualche maniera tutelare questi tanti ragazzi.
00:03:24E però il mondo nel frattempo ha continuato ad andare avanti e noi magari abbiamo continuato a seguire una strada che ci ha portato verso un piccolo centro.
00:03:30Infatti secondo me più che un problema è tutto il sistema, mi riferisco anche un po' ai direttori sportivi che magari fanno fatica a stare dietro questo processo che è andato velocemente e quindi dicono no.
00:03:47Secondo me il problema è che in Italia non abbiamo le risorse per creare delle realtà che possono permettere di aprire una porta a questi ragazzi.
00:04:00Ma anche questo fino a un certo punto Fabio, non abbiamo le capacità per intercettare queste risorse perché non è pensabile che ci siano istituti di credito che sponsorizzano le squadre giovanili francesi, le squadre tedesche e non li abbiamo in Italia perché una Unicredit, una BNL, una delle tante banche che abbiamo in Italia non siamo mai stati capaci di interessarli davvero fino in fondo.
00:04:24Ma io continuo ancora a dire che il vivaio del ciclismo giovanile italiano è un Unicum in eccellenza, non in difetto, nel senso che il nostro problema è che ne abbiamo tanti.
00:04:34Ma poi faccio anche un'altra considerazione, quante gare abbiamo noi nella categoria Under 23 ed Elite nel calendario italiano e quante poche ce ne sono a confronto in Spagna piuttosto che soprattutto in Germania, soprattutto che in Svizzera.
00:04:49Noi abbiamo un calendario fiorente, un vivaio fiorente, ma solo capito come indirizzarlo e l'indirizzo è qualità maggiore, internazionalizzazione e chiaramente è a questo punto avere quello che ci manca, una squadra World Tour che diventa lo specchietto finale verso il quale i nostri ragazzi possono rivolgersi.
00:05:11Perché rimane il fatto, Claudio, che ci sono passato anche io, Fabio, in questa situazione, no? Ho corso anche io nelle categorie dilettanti, ormai 30 anni fa, ma anch'io ho fatto questa trafila.
00:05:21Luciano Marton, che tra poco sarà in collegamento con noi, è un direttore sportivo contro i quali i ragazzi mi confrontavo già allora.
00:05:29Noi abbiamo visto passare sotto i nostri occhi questo mondo, ma quando io sono passato professionista nel 1996, nel ciclismo italiano, c'erano 12 squadre professionistiche, tra le linee guida, che era la MAPEI, io passai nella MAPEI, che era, d'accordo, la migliore, ma ce ne erano altre 11,
00:05:44nelle quali, anche se non c'era il team manager a vedere la mia gara, la Firenze-Empoli, che c'è domenica prossima, piuttosto che la Firenze-Vereggio, che il trofeo Bianchini in Veneto, magari c'era il meccanico della squadra di Gianni Savio, magari c'era il massaggiatore dell'HGPM, magari c'era il direttore sportivo in seconda della Liquigas.
00:06:02E quindi, quando noi vincevamo queste gare, avevamo in qualche modo dei segnalatori, e alla fine, in quell'anno lì, quando io ho firmato da professionista, fumo in 36 a passare professionisti in una sola stagione.
00:06:16Oggi, che di squadre professionistiche in Italia ce ne sono tre, due e mezzo, tre, no? E chiaramente, quando io, adesso che faccio il procuratore, ho un atleta che mi vince, il trofeo Matteotti a Marcialla, faccio dei nomi di gare importanti, la Firenze-Vereggio, capo d'arco, piuttosto che la Firenze-Empoli, piuttosto che…
00:06:36E vado dal team manager della squadra World Tour Visma, piuttosto che Bora, e gli dico, ma ha vinto il Vallata-Retina d'Arezzo, e lui mi risponde, what? What is Vallata-Retina?
00:06:46Quindi il problema è proprio questo, che in Italia manca il palcoscenico, quello vero, con le squadre che poi sono gli attori importanti.
00:06:54Non è un problema di età, è un problema proprio che l'Under-23, vista probabilmente come esistita fino ad adesso, e mi riferisco io al circuito Under-23 italiano, ormai è anacronistico, no?
00:07:10Allora, io mi metto nell'ottica, mi sento ancora corridore, sono un ex corridore, e adesso faccio il manager, mi metto nell'ottica di un ragazzo che corre nella categoria Under-23 per quale motivo lo fa?
00:07:19Uno perché ha passione nel farlo, e due perché ambisce a diventare professionista. Se a questi ragazzi non gli diamo l'opportunità di essere visti da chi le squadre professionistiche le ha, dai proprietari di queste squadre,
00:07:31i nostri ragazzi possono anche vincere 15 corse, quest'anno Parravano ha vinto, mi sembra, 7 corse, belle, tutte 7, è ancora tra i direttanti, perché? Perché di quelle corse lì, in nessuna di quelle corse lì c'era la development della Visma,
00:07:43la development della Bora, la development della Ineos, piuttosto che, quindi le gare che veramente in Italia oggi sono importanti e ti possono lanciare, sono rimaste 6-7, valla a dire il giro d'Italia Under-23, il giro della Val d'Aosta, le 3-4 gare molto belle in Veneto, il trofeo Piva, il trofeo Belvedere, Capodarco, ecco,
00:08:05essendo gare tutte internazionali, in queste gare vi partecipano i proprietari delle squadre che poi ti possono mettere sotto contratto e se tu gli batti i loro corridori ovviamente sono interessati a prenderti in considerazione. Tutto il resto del calendario, purtroppo, almeno agli occhi del mondo professionistico, non ha più valore e io capisco la difficoltà degli organizzatori a continuare a portare, a proporre ancora questi eventi,
00:08:30dei corridori a avere buone motivazioni per andare a farle e degli sponsor per avere ancora buoni motivi per schierarsi a queste gare, ma semplicemente bisogna essere capaci, uno, a prendere atto della situazione, due, a trovare una soluzione migliorativa, non a piangerci addosso, noi siamo abituati a piangerci addosso, ma la verità, torno a dire ancora, è che noi in Italia siamo un unicum in eccellenza in numero di competizioni organizzate e in numero di atleti.
00:08:56La mia soluzione, per esempio, le tante gare che noi abbiamo di un singolo giorno in Italia, ma perché non fanno come in Spagna, ci si consorsia, facciamo delle piccole garatappe, allora le squadre importanti, che mandano il loro devo per una trasferta, mandano a gareggiare in Italia una garatappe e un'altra garatappe e quindi vengono più spesso le squadre straniere a correre da noi.
00:09:18Se debbono venire per una gara il martedì e l'altra il sabato, che tra l'altro è regionale e nazionale, quindi non possono neanche prendervi il via, noi dobbiamo con la federazione comprendere questo, che il nostro patrimonio va salvaguardato valorizzandolo e alzandolo di livello a gare internazionali.
00:09:34Per fare questo bisogna trovare anche i fondi, ovviamente, ma bisogna anche mettersi una mano nella coscienza, perché l'alternativa è che fra tre anni di queste gare non ce ne saranno più e le squadre che vi partecipano non ce ne saranno più.
00:09:46Vediamo cosa ne pensa Luciano Marconi, generale manager dell'Uccidivigiale, intanto grazie Luciano di essere qui, siete appena stati, la vostra squadra è stata sull'Etna per il ritiro, partiamo da questo, parlaci di questa esperienza, come è stata e come valuti le strade dell'Etna come sede di ritiro?
00:10:10Guarda, io condivido tutto quello che sta dicendo Alberatti, noi abbiamo fatto una scelta prima di tutto di tornare a fare la squadra continuta, ma soprattutto per i giovani, abbiamo fatto esclusivamente una squadra di giovani, perché puntiamo a questa realtà?
00:10:28Perché è proprio un peccato, abbiamo un vivaio veramente eccezionale e vedere i nostri giovani che vanno a emigrare all'estero per trovare un'assistemazione futura, questo è un dispiacere immenso per noi italiani, perché noi essendo una nazione in primo ordine nel passato e trovarci adesso a rincorrere i nostri ragazzi su squadre estere.
00:10:54Abbiamo fatto la scelta di fare solo e esclusivamente la squadra di giovani, eliminando lì e lì e facendo far sì che questi giovani rimangano nel nostro territorio, non che vanno a emigrare all'estero per un futuro in questo sport, è un dispiacere immenso.
00:11:10Perciò ci stiamo dando da fare per far sì che i giovani rimangano nei nostri vivai, certamente facendo un programma veramente professionale.
00:11:40Ma Luciano scusami, tu sei d'accordo con Palo sul fatto che magari andrebbe rivisto il calendario con una selezione di gare più importanti, un po' come ha detto lui, questo potrebbe essere secondo te una soluzione?
00:11:58Sì, ma certo, perché adesso abbiamo visto che essendo anche poche gare a livello nazionale, sono tutte gare un po' particolari, se te non hai la squadra e non hai dei elementi di una certa qualità, certamente hai difficoltà a esprimerti e far figure eccellenti.
00:12:20Ma se tu vai all'estero, loro arrivano già a marzo che hanno già fatto due o tre giri a Tappe con questi ragazzi e noi abbiamo fatto corse singole, c'è già una differenza rispetto a loro, siamo già più in ritardo rispetto a loro.
00:12:36Ma facendo gare a Tappe, riusciamo a mettere in condizione i nostri ragazzi, magari più velocemente, adesso più competitivi rispetto agli altri e questa è una cosa molto importante.
00:12:49Noi ci troviamo che anche adesso, per dirti il giro dal Veneto che facevano qua all'inizio stagione, quest'anno cercano di portarlo a settembre e non si sa ancora se si fa.
00:12:58E questo è un grosso piacere, certamente siamo penalizzati rispetto agli altri squadri che corriamo, per dire che siamo costretti anche noi adesso ad andare a fare il corso a Tappe, ad andare all'estero e questo è un impegno indifferente.
00:13:11Allora Luciano, ci interrompiamo un attimo per mandare in onda il servizio di Franco Perizzotti che tra l'altro nasce proprio nella Trevigiani, nel vostro passato e quindi sentiamo anche, grazie all'intervista di Laura La Rosa, un po' quello che è il suo pensiero sugli Under 23, abbiamo parlato anche di Tiberi piuttosto che di Damiano Caruso,
00:13:39un'intervista di dieci minuti e ci rivediamo dopo.
00:13:43Benvenuto a Franco Perizzotti e grazie per aver accettato l'invito di Due Ruote a Sud.
00:13:49Buongiorno e grazie dell'invito.
00:13:53Allora cominciamo un attimo ripercorrendo velocemente la tua storia.
00:13:57Tu nasci nel 78 in un territorio che di bici ne sa qualcosa, il Friuli, ricevi la tua prima bicicletta a cinque anni, una Zenit e cominci subito a gareggiare, fino ad arrivare al professionismo nel 2001, quando corri con il team Alessio il tuo primo grande giro che è la Vuelta.
00:14:15Prime sensazioni di quell'esperienza e qualche aneddoto che ti piacerebbe condividere?
00:14:20Ma è stata una prima parte di stagione, il 2001, dove mi sono integrato subito bene nel mondo del professionismo arrivando dagli Under 23, dopo quattro anni di Under 23, quindi era abbastanza maturo e però a quei tempi lì era quasi normale.
00:14:42La mia prima grande corsa a tappe fu la Vuelta perché appunto per un giovane era la corsa diciamo forse quella un po' più, non più semplice ma con meno pressione.
00:14:57Per me è stata anche una Vuelta positiva perché va bene non ho fatto grandissimi risultati però ero sempre tra virgolette con i migliori e per un giovane mi sono fatto subito notare.
00:15:13Aneddoti, è stata la prima grande corsa a tappe, 21 giorni di gare quindi per me era una cosa nuova.
00:15:24Forse la cosa che mi ha colpito di più e che ancora adesso ricordo con Cenghialta che era il mio team manager è che dopo le tappe Bruno mi faceva fare sempre 15-20 minuti di rulli per defaticare e tutti mi guardavano un po' così.
00:15:47Anche per me era nuovo, io facevo perché lui me lo diceva e io ci credevo in lui e quindi lo facevo.
00:15:56Mi sembra strano adesso vedere che tutti lo fanno quando appunto Bruno me lo faceva fare nel 2001 e ripeto tutti mi guardavano un po' così chissà cosa sta facendo.
00:16:09E questo ancora ad oggi quando lo vedo e parliamo di tante cose viene fuori questa cosa.
00:16:17Il ciclismo ha avuto tante evoluzioni e tu le hai vissute sulla tua pelle ma ci arriveremo.
00:16:23Andiamo un attimo invece a quando l'Alessio si infonde alla Vini Calderola e tu entri a far parte appunto della Liqui Gas Bianchi, ottieni e continui ad ottenere le tue vittorie come quella della tappa di Peschici durante il giro del 2006, preludio di altri importanti risultati come quelli del giro del 2008.
00:16:43Per cui hai ottenuto grandi risultati, sei stato maglia rosa per quattro giorni di fila durante la prima settimana del giro ma soprattutto hai vinto la Cronoscalata con arrivo a Plan de la Corones.
00:16:55Pensi sia stata quella la tappa più emozionante che hai vinto nella tua carriera?
00:17:01Ma diciamo non ho vinto tanto, non ho vinto tante corse da professionista, però fortunatamente quelle che ho vinto sono state tutte abbastanza di spessore perché comunque un paio di tappe al giro, tappe alla terreno, i Paesi Baschi, Periginizza, quindi corse importanti.
00:17:21Però sicuramente quella di Plan de la Corones è quella che mi ricordo meglio perché comunque una Cronoscalata dove un po' nessuno se lo aspettava e una crono un po' atipica anche perché veniva affrontato penso una delle prime volte gli ultimi tre chilometri in sterrato su pendenze veramente difficili,
00:17:51quasi su una pista da sci e davanti a tutti i miei tifosi.
00:17:59Era lontanissimo da casa mia, mio figlio è venuto sul podio con me, quindi una tappa che mi ricorderò per tanti anni insomma.
00:18:13Sì, una tappa speciale. Poi tu continui a vincere e ottenere diversi risultati come la maglia acqua per gli scalatori durante il Tour e poi riprendi a correre dopo una pausa nel 2012 con l'Androni di Gianni Savio che era uno scopritore di talenti recentemente scomparso che ricordiamo.
00:18:33E lì il 26 giugno dello stesso anno tu ti lauri campione al campionato italiano dei professionisti. Penso quella sia stata una grande dimostrazione sportiva ed etica per te. Che emozioni ti ha dato vincere quella competizione?
00:18:49Come tutti sanno arrivavo da due anni di stop e sono rientrato un mese e mezzo prima di quel campionato italiano grazie a Gianni Savio che ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di poter ritornare a gareggiare.
00:19:12Per me quel campionato italiano è stato la vittoria più bella sotto tanti aspetti.
00:19:24E poi saper riportare per un anno intero la maglia tricolore che poi l'ho portata al Giro d'Italia e su tante altre corse ti dà ancora più importanza.
00:19:50Nello stesso tempo sai che hai una maglia importante che devi saper onorare perché a parer mio la maglia tricolore assieme a quella del campione del Belgio e della Francia sono le maglie più importanti in gruppo.
00:20:17Quelle che danno più spicco, insomma, quelle più belle.
00:20:21Sicuramente un onore.
00:20:24Andando avanti nella tua carriera poi tu approdi nel 2013 nel team Carzaco della Stana e poi nel 2017 nel Bahrain dove poi concludi la tua carriera e dove poi cambi vesti perché adesso sei appunto direttore sportivo.
00:20:40Volevo domandarti, considerando che tu hai vissuto circa vent'anni nel professionismo e poi comunque hai sempre vissuto da appassionato e adesso da tecnico, quali sono stati i cambiamenti che tu hai vissuto nello sport e anche nell'attitudine degli sportivi?
00:20:54I cambiamenti più grossi li ho visti da quando ho smesso, dal 2019 ad oggi, dove sono entrati a far parte di questo mondo tantissime innovazioni, quindi dalla bici col freni a disco all'inserimento dei nutrizionisti all'interno delle squadre.
00:21:16Ogni squadra adesso ha 4 o 5 coach, alcune squadre hanno addirittura lo psicologo all'interno del proprio team.
00:21:28Diciamo che da quando ho smesso ad oggi penso si siano inseriti all'interno dei team più di 20 persone con differenti tipi di lavoro.
00:21:48Certo, diciamo che c'è stata un'evoluzione continua e più avanza il tempo più questa evoluzione è veloce. Come la vedi all'interno del tuo team l'evoluzione?
00:21:58Sì, come dicevi bene il ciclismo come tutto il mondo cambia, però ripeto in questi ultimi sei anni ho visto un cambiamento veramente veloce perché ogni anno ci sono cose nuove e si è visto anche a livello atletico.
00:22:20Vediamo adesso i corridori, le medie, le scalate delle salite sono molto più veloci, il ciclismo è diventato velocissimo e se guardo indietro in 18 anni non è cambiato così tanto come in questi ultimi sei, quindi in sei anni secondo me è cambiato totalmente il ciclismo.
00:22:42Anche come si diceva adesso l'approccio al professionismo, i ragazzi arrivano che sono già pronti e all'interno della squadra come tutte le squadre devi adeguarti e oltre ad adeguarti devi cercare di anticipare magari le mosse delle altre squadre, quindi devi essere più veloce degli altri a trovare cose nuove per poter far sì che la squadra renda di più.
00:23:10Pensando proprio a questa velocità adesso molti giovanissimi, molti junior passano direttamente al professionismo, cosa ne pensi tu di questo approccio?
00:23:20Allora, personalmente non lo condivido, non lo condivido perché come ti dicevo prima io ho fatto quattro anni da Under-23 ma come tutti in passato facevano almeno 2-3 anni da dilettante e poi passavano al professionismo.
00:23:41Al giorno d'oggi ci sono tantissimi ragazzi che dalla categoria Junior passano alle World Tour e non lo condivido perché non dico che sia un po' una moda ma dopo Remco tante squadre e tanti ragazzi pensano di poter essere pronti già a 19 anni a questo salto ma come tanti lo dicono di Remco ce n'è solo uno.
00:24:06Sono convinto che forse la cosa più giusta, forse a discapito di tante squadre dilettantistiche è la nascita delle squadre World Tour, quindi delle squadre satellite dove prendi questi ragazzi di 19 anni e li fai crescere almeno due anni in queste squadre ma facendoli anche far parte di alcune gare professionistiche.
00:24:37Questo secondo me è la cosa più giusta per un ragazzo.
00:24:41Ho letto pochi giorni fa, penso un paio di giorni fa, le ultime dichiarazioni di Fink, il nostro campione del mondo juniores italiano e mi ha sorpreso molto quello che ha detto e sono rimasto molto colpito per le sue parole perché sono parole secondo me di un ragazzo di 19 anni.
00:25:11Però già maturo mentalmente perché a differenza di tanti altri che non avendo vinto un mondiale vorrebbero già passare World Tour, lui avendo vinto già un mondiale preferisce fare un passo alla volta e sono convinto che possa essere la cosa più giusta per la sua crescita.
00:25:32Parlando anche di maturazione, tornando al tuo team, tu hai più volte espresso delle parole verso Antonio Tiberi, che è una nuova promessa per l'Italia, parlando appunto della sua capacità di saper crescere sia fisicamente sia mentalmente.
00:25:49Secondo te lui è il prototipo del ciclista moderno? Cosa dobbiamo aspettarci da lui in futuro?
00:25:55Ma è ancora un ragazzo ancora molto giovane anche lui è passato molto molto giovane, nei primi anni ha sofferto molto e abbiamo avuto anche il rischio di perdere un ragazzo con delle doti secondo me veramente delle grandi doti.
00:26:18L'abbiamo un po' recuperato e ci sta dando delle bellissime soddisfazioni e sono convinto che nei prossimi anni possa crescere ancora molto perché sia fisicamente che mentalmente è un corridore.
00:26:34È un corridore moderno possiamo dire perché è un corridore che va forte in salita ed è un ottimo chronoman quindi per le grandi corsi a tappe e per le corsi a tappe anche di una settimana sono caratteristiche ideali perché a differenza di una volta dove vedevamo lo scalatore che faceva la differenza in salita però magari prendeva 2-3 minuti a cronometro, al giorno d'oggi non si vedono più queste differenze.
00:27:03Lo scalatore va forte a cronometro e il chronoman va forte in salita quindi il ciclismo come si diceva prima è cambiato e lui è un corridore secondo me che potrà darci delle bellissime soddisfazioni per le grandi corsi a tappe e per le corsi a tappe di una settimana.
00:27:24E sono convinto anche che col passare degli anni potrà dire la sua nelle corse di un giorno magari quelle più impegnative come può essere l'Ombardia o la Liegi Baston Liegi.
00:27:37E invece parlando di un atleta più maturo nel team Damiano Caruso come vedi appunto il suo ruolo all'interno della squadra?
00:27:46Damiano è il nostro direttore sportivo in corsa.
00:27:52Un po' quello che mi ricordo facevo io quando correvo gli ultimi anni con Vincenzo è quel corridore che da quel compagno di camera in questo caso di Antonio che lo fa stare tranquillo,
00:28:10che gli toglie un po' la responsabilità ed è quello che fa da tramite appunto tra noi direttori sportivi e i compagni di squadra che sono in corsa perché quello che succede in gara,
00:28:25tante volte dalla macchina è difficile capire i momenti veloci, quello che bisogna fare.
00:28:34Quindi è quel corridore che riesce a prendere le decisioni in pochi secondi che poi alla fine sono fondamentali, sono importantissimi per tutta la durata di un grande giro della tappa.
00:28:52Certo. Allora Franco io ti ringrazio per il tuo tempo a nome anche di Due Ruote a Sud e ti saluto.
00:29:00Grazie mille e buona giornata e buona continuazione a tutti.
00:29:05Ciao.
00:29:06Ben rientrati in studio. Allora Paolo abbiamo sentito il pensiero di Pelizzotti, lui dice che i juniors sono troppo giovani, è un errore secondo lui, hanno bisogno di crescita e questo è un motivo ricorrente.
00:29:24Tempo fa io parlai con Giuseppe Di Fresco, secondo lui le categorie dovrebbero durare tre anni, quindi tre anni esordienti, allievi e juniors in modo da arrivare a 21 anni.
00:29:35Anche Tiralongo magari dice di abbassare l'età, lo sentiremo più avanti l'età a 21 anni.
00:29:40Poi c'è l'esempio di Finn che dice che preferisce fare un po' di direttantismo, è facile all'interno di una world tour dire che vuole aspettare ancora un anno.
00:29:56Noi italiani siamo per antonomasia i mammoni d'Europa, siamo attaccati a che è troppo giovane, è troppo presto, aspettiamo, questo è sempre negli anni scorsi stato anche il mio atteggiamento,
00:30:12i quali però si è andato a scontrare con un dato di fatto, agli atleti a cui chiedevo di aspettare, no ma è troppo presto, poi cambiavano procuratore.
00:30:20E tra questi Egan Bernal, e tra questi Giulio Pellizzari. Giulio quando era ancora junior, insieme a Massimiliano Gentili lo allenavo, lo allenavamo insieme, o meglio, venivano da me per fare i test,
00:30:32Massimiliano è la linea guida di Giulio di sempre, e quando poi capivamo che aveva qualità per diventare un buon professionista, la mia idea era quella di fargli fare un anno da under 23, aspettiamo,
00:30:44e quando arrivò la Bardiani che ancora doveva partire questo progetto, io non credevo fosse il progetto migliore per Giulio, mi sono sbagliato io, Giulio ha deciso di abbracciare la proposta di Reverberi,
00:31:00Giulio è andato avanti e io sono rimasto indietro. Adesso, l'anno scorso, tre miei atleti junior sono passati professionisti con il progetto Bardiani, perché hanno dimostrato la famiglia Reverberi che sanno lavorare bene in quel tipo di progetto.
00:31:16Con Egan Bernal è successo lo stesso, perché quando era da Juniors venne qui da noi in Sicilia, proprio sull'Etna, a capire se aveva un futuro anche su strada, e gli feci firmare il primo contratto di quattro anni con Gianni Savio,
00:31:27già a metà del primo anno, ai 19 anni, aveva dimostrato di essere molto più forte, e lui non si accontentava più di stare in Androni, voleva andare in Sky, che ora si chiama Ineos,
00:31:38e io, no Egan, facciamo un anno in più con Gianni, così corriamo il Giro d'Italia da capitano, vinci la maglia bianca, e Egan mi diceva, siamo nel 2018, guarda Paolo che il ciclismo è cambiato, se io non ho i mezzi tecnici migliori,
00:31:51se non ho la bicicletta migliore, più leggera, io non emergo, e aveva ragione lui. Allora, a forza di batterci il naso io a 50 anni, con ragazzi che a 20 anni mi hanno insegnato come stava cambiando il mondo,
00:32:03ora dico, o ne prendiamo atto, e diamo ai nostri ragazzi gli strumenti per affacciarsi a questo mondo, o se no rimaniamo indietro e rimaniamo mammoni. Tant'è vero che con Maurizio Fondres noi abbiamo fondato un'agenzia di procura sportiva che si chiama AFB Cycling Academy,
00:32:18noi li prendiamo anche giovani, nella categoria juniores, e li aiutiamo a crescere fin quando non diventano liberi di camminare con i loro piedi, perché altrimenti se non li prendi a quella età e non li sostieni,
00:32:30non li avrai mai più, perché nel frattempo te li ha presi il procuratore belga, il procuratore olandese, il procuratore tuo concorrente italiano. Per cui dico, sono giovani, sì, a voglia. Dobbiamo dargli una mano? Assolutamente sì.
00:32:43Ma altrimenti, se aspettiamo che abbiano 22 anni, non ce li vogliono più. E aggiungo, quando ho smesso di fare il ciclista per mestiere ho praticato altri sport, il triathlon, e da lì ho imparato un po' di cosette.
00:32:55Ho due figli, uno che fa atletica leggera, ha 16 anni, e una che fa danza, ne ha 13-14, e anche da lì ho imparato tante cosette. Mia figlia ha 13 anni, ha lasciato la Sicilia, si è trasferita a Zurigo e vive lì da sola per fare danza, a livello professionistico.
00:33:12E quindi, se lo lascio fare a mia figlia, mi faccio scrupoli ad aiutare e a portare in questa strada i figli degli altri. Stiamo parlando di 18 anni, non di 13 anni. Il mio Mattia Stenico, che domenica passata ha debuttato la sua prima gara, anzi sabato scorso.
00:33:27Adesso, Paolo, di Stenico ne parliamo.
00:33:29Lui ha debuttato a 18 anni tra professionisti e secondo me è molto più sveglio di me quando avevo 18 anni, alla grande.
00:33:35Tra l'altro Stenico che proviene dalla mountain bike, per questo ti ho detto che poi ne parliamo.
00:33:39Luciano, è un po' contraddittorio o no?
00:33:43Dico, attenzione, voi siete una squadra di rattentistiche, molte squadre hanno fatto un passo in avanti o indietro, sono punti di vista, Enel chiude l'Under 23 per scommettere gli Juniors.
00:33:58Perché la Trevigiani crede ancora nel progetto Under 23 e invece non si è lanciata con una fascia di età più bassa?
00:34:09No, perché noi, se te vedi, quest'anno abbiamo puntato nei giovani, non sempre nell'Under 23, perché crediamo a questa realtà.
00:34:24Io condivido tutto quello che sta dicendo Alberardi, in effetti anch'io per dare una svolta alla nostra squadra Trevigiani abbiamo preso un direttore sportivo sull'età di 29 anni,
00:34:40che questo è l'avanguardia, che riesce a dialogare con i giovani, e questa è una grande realtà, perché noi tramite Filippo Rocchetti, ex atleta che ha smesso da poco,
00:34:51io ho visto che c'è un grande cambiamento che dialoga con i giovani, i giovani si avvicinano ai direttori sportivi, perché sono all'avanguardia di un po' di tutto.
00:35:02E' questo che anche come società noi abbiamo fatto una scelta, una scelta molto importante, e su questa categoria, però a ringiovanire un po' tutto l'ambiente, dai gli atleti a tutti quelli che ci circondano alla squadra.
00:35:17E su questo siamo soddisfatti e certamente cerchiamo di lavorare alla grande, perché noi ci crediamo immensamente a questa categoria.
00:35:26Nonostante tutte le difficoltà di cui abbiamo parlato, giusto Luciano?
00:35:31In effetti, però, cerchiamo di fare un programma all'altezza delle altre squadre, anche internazionali, e per questo è andare in un ambiente giovane, ai giovani, e tenere in alto questa categoria.
00:35:44Allora, grazie Luciano. Adesso è il momento di andare in pubblicità, ma prima di andare in pubblicità volevo farvi vedere la maglia, il completino del programma Due Ruote a Sud, realizzato dall'azienda GSG, che è anche uno sponsor della nostra trasmissione.
00:36:00Un completino molto bello, di qualità, che vuole ricordare questo nostro appuntamento settimanale.
00:36:09Adesso andiamo in pubblicità e poi rientriamo per farvi vedere la presentazione del Team Bike Sicilia, che c'è stata i primi di febbraio a Melilli, in provincia di Siracusa, e in quell'occasione non potevamo mancare e abbiamo anche intervistato il direttore sportivo Paolo Tiralongo.
00:36:25Quindi pubblicità, ci rivediamo tra un minuto.
00:36:39C'è la tua relazione con la Terra, la natura, e come decidi di rimanere presente.
00:36:49Ma ovunque andi, non dimentica mai da dove vieni.
00:36:53Essere fiducioso del tuo cammino, in tutto il luogo, ed assaggiare il viaggio.
00:37:00Essere la tua leggenda.
00:37:03Essere l'acqua, il fuoco, il vento.
00:37:10Ma più importante, essere orgoglioso della tua origine.
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