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https://www.pupia.tv - Torino - DISABILITÀ. 'LO SPECCHIO RIFIUTATO', STORIA IN VERSI DI PERSONA....
Torino, 17 mag. - "Avere avuto un infortunio non significa essere qualcosa di meno, si continua ad essere persone ma parte un percorso diverso. Lo sguardo degli altri non deve essere mai di compassione e di commiserazione. Bisogna vedere la persona nella sua interezza, la disabilità viene dopo. Prima di tutto c'è la persona con la sua dignità". Francesco Margaria lancia questo messaggio al Salone del libro di Torino, durante la presentazione del suo libro 'Lo specchio rifiutato'. Ha raccontato in poesie il suo infortunio. "Nel 1981, quando non ero ancora diciottenne, ho avuto un incidente sul lavoro che mi ha portato all'amputazione della mano destra fino a metà del parabraccio. Il Centro protesi Inail Vigorso di Budrio è diventato la mia casa, mi ha dato concretamente le mani", sorride. "Da allora infatti porto delle protesi- aggiunge- in parallelo ho incontrato l'Anmil di Alessandria che mi ha aiutato a rientrare nel mondo del lavoro. Da allora mi impegno per fare in modo che la prevenzione contro gli infortuni sul lavoro venga portata nelle scuole e anche in altri ambiti". Ma nelle scuole, avverte Margaria, "non è sempre facile entrare. Purtroppo si dà più importanza all'aspetto burocratico che alla possibilità di portare un messaggio ai ragazzi". Così per continuare a parlare alle persone, invitandole anche a riflettere sul linguaggio che utilizzano verso la disabilità, Margaria ha scritto un libro di poesie. "Mi è più facile scrivere in poche righe delle sensazioni che ho, piuttosto che farlo in un racconto". Dentro sono racchiuse tante esperienze, una di queste è la memoria dell'arto fantasma, un ricordo che rimane nei nervi amputati e provoca dolore nella persona. "Da sempre ho la sensazione dell'arto fantasma, che col passare degli anni invece di affievolirsi è aumentata. I tecnici con cui sto lavorando per le nuove protesi mi hanno spiegato che in realtà i miei nervi stanno cercando di ricreare delle nuove connessioni- spiega- e questo tentativo può provocare dolore in certi momenti". Poche parole per descriverlo: "Fitte improvvise, intense, rapide come colpi di fulmine che fanno piegare le ginocchia. Sento pollice e indice come se fossero scorticati. Mi accade quando cambia il tempo, ormai ci convivo". L'Inail ha attivato la terapia del dolore correlato alla sindrome dell'arto fantasma perché ne soffrono quasi tutte le persone con amputazione. "Il Centro Protesi Inail Vigorso di Budrio sa accoglierle e le aiuta a ripartire- dice Margaria- Ho cambiato lavoro ma sono stato fortunato, ho avuto una famiglia che non mi ha messo sotto una campana di vetro, amici veri e ho costruito una famiglia. Mia moglie guarda quello che c'è e non quello che manca, non è scontato. Molte persone come me hanno dovuto affrontare l'abbandono. Io ho una moglie speciale, tre figli che hanno giocato con le mie protesi e quarantaquattro anni che mi hanno arricchito,

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Trascrizione
00:00Nel 1981, quando ancora avevo compiuto 18 anni, ho avuto un incidente sul lavoro che purtroppo mi ha portato all'amputazione della mano destra fino al calzometrio, fino a metà a Varabaraccio.
00:14E allora io porto delle protesi che mi vengono state fornite da Vigorso di Budrio.
00:19Poi in parallelo ho incontrato l'AMNI di Alessandria, perché sono di Alessandria, che mi ha aiutato anche a rientrare nel mondo del lavoro.
00:30E da allora mi impegno per fare in maniera che la prevenzione delle infortuni sul lavoro venga portata avanti in tutte le scuole e in tutti gli ambiti.
00:43Ma non è sempre facile entrare nelle scuole, perché?
00:46Perché purtroppo la questione del programma, rispettare il programma, è diventato prioritario piuttosto che invece il messaggio.
01:00Si dà più importanza all'aspetto burocratico che all'aspetto del messaggio, del poter portare un messaggio ai ragazzi.
01:08Che messaggio vuole lanciare la Salone del Libro di Torino?
01:11Che aver avuto un infortunio non significa essere qualcosa di meno.
01:16Si continua ad essere persone, si è iniziato un percorso diverso e quindi lo sguardo da parte degli altri non deve essere mai di compassione, mai di commiserazione, ma guardare la persona nella sua interezza.

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