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Roma, 18 mar. (askanews) - Sulla difesa in Europa "occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale". Lo ha affermato l'ex presidente del Consiglio italiano e della Bce, Mario Draghi, durante una audizione al Senato sul suo Rapporto sul futuro della competitività europea."Dal punto di vista industriale ed organizzativo questo vuol dire favorire le sinergie industriali europee concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terresti, satelliti) che consentano l'interoperabilità - ha detto - e riducano la dispersione e le attuali sovrapposizioni nelle produzioni degli Stati membri. Nelle ultime settimane, la Commissione ha dato il via a un ingente piano di investimenti nella difesa dell'Europa".In Europa il frazionamento delle procedure di acquisto di armamenti e sistemi di difesa "è deleterio: a fronte di investimenti complessivi comunque elevati, i Paesi europei alla fine acquistano gran parte delle piattaforme militari dagli Stati Uniti", ha rimarcato Draghi."Mentre si pianificano nuove risorse, occorrerebbe che l'attuale procurement europeo per la difesa, pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023, fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali, nessuna delle quali - ha detto - veramente competitiva perché essenzialmente dedicata ai mercati domestici"."Tra il 2020 e il 2024, gli Stati Uniti hanno fornito il 65% dell'importazione di sistemi di difesa degli Stati Europei aderenti alla Nato. Nello stesso periodo - ha aggiunto - l'Italia ha importato circa il 30% dei suoi apparati di difesa dagli Stati Uniti"."Se l'Europa decidesse di creare la sua difesa e di aumentare i propri investimenti superando l'attuale frazionamento, invece di ricorrere in maniera così massiccia alle importazioni, essa ne avrebbe certamente un maggior ritorno industriale, nonché un rapporto più equilibrato con l'alleato atlantico anche sul fronte economico. Questa grande trasformazione - ha detto - è in realtà necessaria non solo per le complessità geopolitiche cui stiamo assistendo, ma anche per via della rapidissima evoluzione della tecnologia che ha stravolto il concetto di difesa e di guerra".

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00:00Il rapporto, nella sua terza parte, affronta le maggiori vulnerabilità a cui è esposta
00:07l'Unione Europea, e tra queste la difesa. Occorre definire una catena di comando di
00:16livello superiore, che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti, e che sia in
00:26grado di distaccarsi dalle priorità nazionali, operando come sistema di difesa continentale.
00:33Dal punto di vista industriale e organizzativo, questo vuol dire favorire le sinergie industriali
00:41europee, concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni, aerei, navi, mesi terrestri,
00:49satelliti, che consentano l'interoperabilità che oggi non abbiamo, o che abbiamo molto
00:54limitatamente tutti noi, e riducano la dispersione e le attuali sovrapposizioni nelle produzioni
01:01degli Stati membri. Nelle ultime settimane, la Commissione ha dato il via a un ingente
01:09piano di investimenti nella difesa europea. Mentre si pianificano nuove risorse, e questo
01:17è il succo di questo rapporto, occorre avviare anche una riflessione su come spendere, non
01:22solo decidere un ammontare di spesa, e occorrerebbe soprattutto che l'attuale procurement europeo
01:29per la difesa, pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023, fosse concentrato su poche
01:36piattaforme volute, invece che su numerose piattaforme nazionali, nessuna delle quali
01:43veramente competitiva, perché essenzialmente dedicata ai mercati domestici.
01:49L'effetto del frazionamento è deleterio. A fronte di investimenti complessivi comunque
01:58elevati, perché già spendiamo, come sapete, molto, siamo secondo, il terzo continente
02:07per spesa militare, sicuramente molto più della Russia, i Paesi europei spendiamo molto,
02:17ma i Paesi europei alla fine acquistano gran parte delle piattaforme militari dagli Stati
02:22Uniti. Tra il 2020 e il 2024 gli Stati Uniti hanno fornito il 65% dell'importazione di
02:30sistemi di difesa degli Stati europei aderenti alla Nato. Nello stesso periodo l'Italia ha
02:37importato circa il 30% dei suoi apparati di difesa dagli Stati Uniti. Se l'Europa decidesse
02:45di creare la sua difesa e di aumentare i propri investimenti superando l'attuale frazionamento,
02:52invece di ricorrere in maniera così massiccia alle importazioni, essa ne avrebbe certamente
02:59un maggior ritorno industriale, nonché un rapporto più equilibrato con l'alleato atlantico
03:04anche sul fronte economico.

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