All’indomani della pubblicazione delle cinquine dei David di Donatello 2025, Marco D’Amore rompe il silenzio con un post Instagram intriso di amarezza e disillusione. L’attore e regista casertano, celebre per il ruolo di Ciro Di Marzio in Gomorra, ha espresso il suo sdegno per l’esclusione del proprio film Caracas dalle candidature, sottolineando come, a suo parere, l’intero sistema dei premi si muova in un circuito chiuso, prevedibile e cristallizzato. «Questo post è inutile», scrive in apertura, quasi a voler anticipare il senso di frustrazione che attraversa le sue parole. Ma è proprio nell’inutilità apparente di quel gesto che D’Amore trova lo spazio per una denuncia sincera e decisa.
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La polemica di Marco D'Amore: «Sempre gli stessi nomi»
Nel cuore del suo sfogo, D’Amore affonda il colpo contro l’Accademia del Cinema Italiano, responsabile delle candidature e delle assegnazioni dei David. «I film in cinquina, come al solito, prevedibili fin da prima della loro uscita in sala», scrive, parafrasando Tancredi de Il Gattopardo per sottolineare l’immobilismo che, a suo dire, caratterizza da anni il premio: «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto NON cambi». Pur facendo un passo indietro e non reclamando meriti personali, D’Amore afferma che Caracas, almeno da un punto di vista tecnico e formale, non aveva nulla da invidiare ai film selezionati. E aggiunge, con tono amaro ma fiero, che probabilmente chi era chiamato a giudicare non ha nemmeno visto il film.
[idarticle id="2540011,2327779,2340290" title="Nomination ai David di Donatello 2025: svettano ''Berlinguer - La grande ambizione'' e ''Parthenope'',David di Donatello 2024, Paola Cortellesi trionfa in un scintillante abito nero,Gaetano Di Vaio, addio al produttore di “Gomorra”"]
Il premio del cuore
In risposta all’indifferenza istituzionale, D’Amore ha scelto di costruire un suo momento di celebrazione personale: un “premio del cuore” assegnato a tutti i membri del cast e della troupe di Caracas. Citando Massimo Troisi, che si diceva infelice per essere stato premiato solo una volta, nel suo post D’Amore rivendica con affetto il valore umano e professionale del proprio team. «Patisco con voi ma gioisco insieme per quello che solo noi abbiamo fatto», scrive, trasformando una delusione pubblica in un riconoscimento intimo e alternativo. Una scelta che, al di là delle polemiche, restituisce dignità e orgoglio al lavoro collettivo del cinema, anche quando questo non viene premiato.
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La polemica di Marco D'Amore: «Sempre gli stessi nomi»
Nel cuore del suo sfogo, D’Amore affonda il colpo contro l’Accademia del Cinema Italiano, responsabile delle candidature e delle assegnazioni dei David. «I film in cinquina, come al solito, prevedibili fin da prima della loro uscita in sala», scrive, parafrasando Tancredi de Il Gattopardo per sottolineare l’immobilismo che, a suo dire, caratterizza da anni il premio: «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto NON cambi». Pur facendo un passo indietro e non reclamando meriti personali, D’Amore afferma che Caracas, almeno da un punto di vista tecnico e formale, non aveva nulla da invidiare ai film selezionati. E aggiunge, con tono amaro ma fiero, che probabilmente chi era chiamato a giudicare non ha nemmeno visto il film.
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Il premio del cuore
In risposta all’indifferenza istituzionale, D’Amore ha scelto di costruire un suo momento di celebrazione personale: un “premio del cuore” assegnato a tutti i membri del cast e della troupe di Caracas. Citando Massimo Troisi, che si diceva infelice per essere stato premiato solo una volta, nel suo post D’Amore rivendica con affetto il valore umano e professionale del proprio team. «Patisco con voi ma gioisco insieme per quello che solo noi abbiamo fatto», scrive, trasformando una delusione pubblica in un riconoscimento intimo e alternativo. Una scelta che, al di là delle polemiche, restituisce dignità e orgoglio al lavoro collettivo del cinema, anche quando questo non viene premiato.
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