Roma, 21 mar. (askanews) - "Io sono stata a Ponza il giorno dopo la morte di mio fratello e la scena che mi sono trovata davanti è stata da film. Sembravo io la persona che doveva giustificare perché stavo là. Non ho avuto nessun tipo di sentimento (di solidarietà, ndr) né da parte delle istituzioni, né dei compagni di casa di mio fratello. È difficile parlare dopo tanto tempo, perché oggi la rabbia è ancora di più. Forse prima credevo di più nelle istituzioni e nella Giustizia, oggi per il percorso che abbiamo fatto dubito di diverse cose, anche per come sono andati i processi delle persone che seguiamo": lo afferma Martina Pozzi, sorella di Gianmarco, 28enne romano trovato morto sull'isola di Ponza il 9 agosto 2020 in circostanze mai del tutto chiarite, nel corso della conferenza stampa alla Camera dei deputati giovedì 20 marzo intitolata "Giustizia per Gimmy Pozzi. Appello al Governo, chi sa parli", promossa dalla deputata M5S Stefania Ascari e a cui hanno partecipato i legali di famiglia, Marco Malara e Fabrizio Gallo, oltre al papà Paolo e al criminologo Michel Emi Maritato; l'incontro è stato moderato dalla giornalista Priscilla Rucco."C'erano tante telecamere nel locale che non sono state prese", ricorda Martina Pozzi, riferendosi al lavoro del fratello come buttafuori in un locale dell'isola. "Il tragitto, c'erano tante telecamere anche lì, nulla. Quindi credo che qui ci sia stata la volontà di non scoprire quello che è successo. Lo dimostra il fatto che hanno allontanato delle persone delle istituzioni e dopo 2-3 mesi sono tornate sull'isola a essere comandante o tenente. Io ho visto le foto di mio fratello in anteprima perché il tenente che gestiva le indagini all'inizio mi ha portato a cena e mi ha mostrato le foto di mio fratello. La storia che sto vivendo oggi io la sapevo già 20 giorni dopo la morte di mio fratello, mi era stato detto che sarebbe stata archiviata, perché mancava il filo conduttore", aggiunge la sorella del campione di kickboxing, il cui cadavere è stato ritrovato in un'intercapedine di un'abitazione, non lontano dall'appartamento dove il giovane alloggiava con altri ragazzi. "Gianmarco potrebbe essere il figlio di tutti, io oggi sono stanca e non credo più nelle istituzioni, questa è una cosa certa. È facile prendere il microfono all'inizio tutti dalla nostra parte, poi quando le cose vanno male ti abbandonano e la giustizia te la fai da sola. É il caso di Serena (Mollicone, ndr) e di altri processi, vuol dire che in Italia c'è qualcosa che non funziona, la prima cosa è l'omertà della gente, la paura delle persone. Però dovrebbero farsi una domanda: oggi è toccato a noi e domani potrebbe toccare a loro", conclude Martina Pozzi.
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00:00Mi sono trovata a fondo il giorno dopo la morte di mio fratello e la scena che ho trovato è stata da film.
00:07Sembravo io la persona che dovesse giustificare tutto quello che è stato là.
00:11Non ho avuto nessun tipo di sentimento davanti alle istituzioni dei miei compagni di casa di mio fratello.
00:21È difficile riparare dopo tanto tempo perché la rabbia oggi è ancora di più.
00:25Quindi forse prima credevo più nelle istituzioni, più nella giustizia.
00:30Oggi per il percorso che abbiamo fatto è un po' migliorato anche per i processi di persone che seguiamo, come sono andati.
00:37Il mio fratello non stava su Marte.
00:39C'erano tante delle camere locali che non sono state prese.
00:42Nel tragitto c'erano tante delle camere anche lì.
00:44Come vi credo, qui ci è stata la volontà di non scoprire quello che è successo.
00:48Lo dimostra il fatto che abbiamo una montanata di persone nelle istituzioni
00:51e dopo due o tre mesi ritornano sull'isola a essere comandanti e tenenti.
00:55E soprattutto i comportamenti tenuti.
00:57Io ho visto le foto di mio fratello anziché prima,
00:59perché il tenente che gestiva l'intaggio nell'inizio mi ha portato a cena e mi ha mostrato le foto di mio fratello.
01:05La storia che sto vivendo oggi la sapevo già 20 giorni dopo la morte di mio fratello.
01:09Mi era stato detto che sarebbe stato archiviato perché mancava il filo conduttore,
01:13che già ormai potrebbe essere il figlio di tutti.
01:16Io oggi sono stanca e non credo più in istituzioni, questa è una cosa certa.
01:21È facile prendere il microfono all'inizio, tutti da nostra parte.
01:24Poi quando le cose vanno male le abbandonano e la giustizia ce le fa da solo.
01:27Nel caso di Serena, nel caso di tutti i processi che stanno accadendo adesso,
01:30l'ottimità è che c'è qualcosa che non funziona.
01:32La prima cosa è il rumore che sale dalla gente, la paura delle persone.
01:35Però se dovessero fare una domanda, che oggi è col caso a noi,
01:38noi li potremmo toccare a loro, perché forse questo passaggio poche persone se lo fanno.