Comodi must-have (almeno secondo alcuni), ma non opere d'arte. Giovedì 20 febbraio la Corte Federale di Giustizia tedesca ha stabilito che i sandali Birkenstock non possono essere protetti dal diritto d'autore.
[idgallery id="1832538" title="Christian Dior e la collaborazione con Birkenstock"]
La causa di Birkenstock contro tre concorrenti
Birkenstock chiama e la giustizia risponde, ma non come avrebbe voluto il marchio tedesco. La Corte Federale di Giustizia tedesca ha infatti stabilito che gli iconici sandali non possono essere considerati opere d'arte e, dunque, non sono protetti dal diritto d'autore. Una storia che dura dal 2023, quando Birkenstock ha intentato una causa contro tre concorrenti, tra cui Tchibo, accusandoli di produrre sandali simili ai propri modelli più iconici, come l'Arizona e il Gizeh. L'azienda sosteneva che i suoi design dovessero essere riconosciuti come "opere di arte applicata", quindi meritevoli di protezione ai sensi del diritto d'autore, poiché il loro design è visto più come funzionale e legato al comfort, che come creazione artistica.
[idarticle id="2176665,2018478,1832486" title="Tutti vogliono i sandali ugly-chic di Birkenstock. Grazie a Barbie,Quanto valgono i Birkenstock di Steve Jobs? Una cifra record,Dior e Birkenstock, nasce una nuova collezione di sandali ultra comodi"]
La storia dell'azienda tedesca: dai sandali ortopedici alla collaborazione con Dior
Fondato nel 1774, il marchio è passata dalla produzione di calzature ortopediche a diventare un marchio di moda di rilievo. Sono lontani i tempi in cui (precisamente la fine dell'Ottocento) l'azienda fu la prima a introdurre le solette anatomiche. Oggi i sandali tedeschi sono un vero e proprio status symbol, per la gioia di chi, all'estetica, preferisce il comfort. Nel 2022 è stata la volta della discussa (e discutibile?) collaborazione con Dior e nel 2023, il film campione d'incassi Barbie, ha consacrato le Birkenstock (preferite da Margot Robbie rispetto a un paio di tacchi) a sandali del desiderio. Con una significativa quota di proprietà rilevata recentemente da L Catterton, una società collegata a LVMH, l'azienda di calzature oggi è un vero e proprio colosso della moda e nonostante la battuta d'arresto dettata dalla giustizia tedesca, ha dichiarato che continuerà a perseguire azioni legali per proteggere i propri design.
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La causa di Birkenstock contro tre concorrenti
Birkenstock chiama e la giustizia risponde, ma non come avrebbe voluto il marchio tedesco. La Corte Federale di Giustizia tedesca ha infatti stabilito che gli iconici sandali non possono essere considerati opere d'arte e, dunque, non sono protetti dal diritto d'autore. Una storia che dura dal 2023, quando Birkenstock ha intentato una causa contro tre concorrenti, tra cui Tchibo, accusandoli di produrre sandali simili ai propri modelli più iconici, come l'Arizona e il Gizeh. L'azienda sosteneva che i suoi design dovessero essere riconosciuti come "opere di arte applicata", quindi meritevoli di protezione ai sensi del diritto d'autore, poiché il loro design è visto più come funzionale e legato al comfort, che come creazione artistica.
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La storia dell'azienda tedesca: dai sandali ortopedici alla collaborazione con Dior
Fondato nel 1774, il marchio è passata dalla produzione di calzature ortopediche a diventare un marchio di moda di rilievo. Sono lontani i tempi in cui (precisamente la fine dell'Ottocento) l'azienda fu la prima a introdurre le solette anatomiche. Oggi i sandali tedeschi sono un vero e proprio status symbol, per la gioia di chi, all'estetica, preferisce il comfort. Nel 2022 è stata la volta della discussa (e discutibile?) collaborazione con Dior e nel 2023, il film campione d'incassi Barbie, ha consacrato le Birkenstock (preferite da Margot Robbie rispetto a un paio di tacchi) a sandali del desiderio. Con una significativa quota di proprietà rilevata recentemente da L Catterton, una società collegata a LVMH, l'azienda di calzature oggi è un vero e proprio colosso della moda e nonostante la battuta d'arresto dettata dalla giustizia tedesca, ha dichiarato che continuerà a perseguire azioni legali per proteggere i propri design.
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